Coni e orologio biologico

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 05 giugno 2021.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La sincronizzazione del nostro orologio biologico principale sito nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo (SCN) e di tutti gli altri timer minori al ciclo ambientale nictemerale dipende dalla quotidiana esposizione alla luce. Robin A. Schoonderwoerd e colleghi hanno dimostrato che i coni, cioè i fotorecettori della visione discriminata in luce diurna, trasmettono distinte informazioni fotoniche all’orologio principale del nucleo soprachiasmatico mediante la realizzazione di registrazioni di neuroni dell’orologio in topi in grado di muoversi liberamente e con i coni quali loro unici fotorecettori. Questo è in contrasto con quanto ci si attendeva in base alle conoscenze attuali, cioè che questo ruolo sia svolto esclusivamente dalla melanopsina e dai bastoncelli. Inoltre, i ricercatori hanno stabilito, dal confronto fra coni sensibili a diverse lunghezze d’onda della luce, e in particolare comparando quelli reattivi a lunghezza d’onda brevi con quelli rispondenti a medie lunghezze, che l’importanza maggiore è da attribuirsi ai fotorecettori diurni rispondenti alle lunghezze d’onda brevi.

Questa scoperta implica che gli orologi biologici non rispondono solo alla luce blu come si era finora ritenuto, ma reagiscono a un ampio spettro di colori; una tale evidenza può essere impiegata per rinforzare, quando necessario, la funzione di orologio biologico in pazienti che lamentano disturbi dovuti a un difetto di questa attività fisiologica.

(Hester C. van Diepen et al., Distinct contribution of cone photoreceptor subtypes to the mammalian biological clock. Proceedings of the National Academy of Sciences USA 118 (22) e2024500118 Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas. 2024500118, June 1, 2021).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neurophysiology, Leiden University Medical Center, Leiden (Paesi Bassi); Section on Light and Circadian Rhythms, National Institute of Mental Health (NIH), Bethesda (USA).

Prima di esporre in sintesi il lavoro qui recensito, si riporta una sintetica introduzione alla fisiologia dell’orologio principale dell’organismo, tratta da una precedente recensione[1].

«La ricerca per l’individuazione delle basi neurali della ritmicità del sonno portò all’identificazione del nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo (SCN, da suprachiasmatic nucleus), un aggregato di neuroni così definito per la sua posizione anatomica subito al di sopra dell’incrociamento dei nervi ottici (chiasma ottico). La frequenza di accensione-scarica di questi 20.000 neuroni segue un ritmo endogeno circadiano, conferendo perciò a questo nucleo il profilo funzionale dell’orologio biologico principale (master clock) dell’organismo nei mammiferi. Queste cellule nervose cerebrali costituiscono, nel loro insieme, il pacemaker critico per l’organizzazione del sonno in un pattern circadiano. Animali con lesioni di questo nucleo continuano a presentare una durata fisiologica del sonno quotidiano nel suo insieme, ma il sonno si presenta a fasi disordinate durante il giorno e la notte. Il nucleo soprachiasmatico è organizzato in distinti gruppi funzionali ed agisce come il controllore delle oscillazioni ritmiche di orologi presenti in altri organi del corpo. Questi orologi periferici sono capaci di mantenere i propri ritmi circadiani solo per pochi giorni se mancano dell’input dal nucleo soprachiasmatico.

Gli orologi biologici che controllano i ritmi circadiani sono costituiti da varie parti: un complesso insieme di fattori di trascrizione, proteine, chinasi, fosfatasi e molecole regolatrici che si sono conservate durante l’evoluzione delle specie. L’essenza del meccanismo dell’orologio nel nucleo soprachiasmatico, così come in altri organi, è una coppia di anelli ciclici o loop a feedback trascrizionali: il primo forma il nucleo del meccanismo circadiano, mentre il secondo forma un loop modulatorio che stabilizza il ritmo. Tali sistemi a feedback interconnessi sono molto simili nel moscerino della frutta e nei mammiferi.

Al centro dei due loops vi sono due attivatori trascrizionali, CLOCK e BMAL1. Questi fattori di trascrizione si legano l’un l’altro e formano un eterodimero che rinforza nel topo la trascrizione del gene per (mPer1-3) e i geni criptocromici (mCry1-2), in tal modo accrescendo le concentrazioni citoplasmatiche delle proteine PER e CRY. A loro volta, PER e CRY formano eterodimeri, entrano nel nucleo ed inibiscono CLOCK e BMAL1, così reprimendo la trascrizione di PER e CRY. Questa sequenza costituisce l’essenza del meccanismo circadiano, in cui Bmal1 RNA raggiunge un picco 12 ore fuori di fase con mPer ed mCry RNA. CLOCK e BMAL1 sono anche al centro del loop modulatorio che modifica i livelli degli eterodimeri CLOCK/BMAL1. Per inciso, le mutazioni nei geni del loop stabilizzante alterano i ritmi circadiani dell’animale molto meno di quanto facciano le mutazioni del loop principale. Una volta che l’orologio nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo ha generato il ritmo con questi meccanismi e che il ciclo naturale luce/buio (giorno/notte) lo ha sincronizzato, avviene la sua trasmissione ai vari sistemi attraverso segnali elettrici ed umorali. A questo fine, il segnale molecolare ritmico, nei neuroni del nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo, è trasformato in attività elettrica e trasmesso attraverso i potenziali d’azione ai neuroni di altre aree dell’encefalo[2][3].

La rilevazione neurobiologica della luce ambientale è importante per la sincronizzazione dell’orologio biologico circadiano al ciclo della luce solare nell’alternanza giorno-notte. I segnali di luce sono inviati al nucleo ipotalamico SCN situato al di sopra del chiasma ottico dove, come abbiamo visto, si verificano i processi che determinano il ritmo del segnapassi circadiano principale dell’organismo. Alla sincronizzazione dell’attività neuronica dei nuclei con la luce esterna attraverso la retina danno un decisivo contributo i rilevatori della luce, i fotorecettori, dai quali dipende l’informazione relativa alla presenza o assenza di luce (naturale) nell’ambiente. Dagli studi condotti fino a oggi, si è desunto che il ruolo decisivo è svolto dai bastoncelli, tarati per la rilevazione della luce di grande lunghezza d’onda e bassa frequenza, come quella solare del crepuscolo. I coni, sensibili alle alte frequenze elettromagnetiche con onde brevi, sono risultati poco influenti in tutte le valutazioni sperimentali. Robin A. Schoonderwoerd e colleghi hanno invece dimostrato, in topi provvisti solo di coni come fotorecettori funzionali, che la risposta dei coni è sufficiente sia per mediare l’evento di collegamento tra attività neuronica e luce, sia per consentire la trasmissione dell’informazione luminosa ai neuroni di SCN.

I ricercatori hanno impiegato la registrazione elettrofisiologica in vivo dei neuroni del nucleo soprachiasmatico in topi provvisti di soli coni e liberi di spostarsi nell’ambiente per studiare l’attività elettrica conseguente all’irradiazione con luce ultravioletta o verde: 60-s impulsi di luce UV (λmax 365 nm) e di luce verde (λmax 505 nm).

Irradiazioni più elevate di luce UV portavano al rinforzo irraggiamento-dipendente dell’attività neuronica all’interno di SCN, mentre le irradiazioni più elevate di luce verde portavano a una riduzione della risposta sostenuta e al permanere solo della risposta temporanea. Le risposte nell’attività neuronica del nucleo-orologio decadevano con un emi-tempo massimo di circa 9 minuti per la luce UV e meno di un minuto per la luce verde, indicando l’input differenziale tra i coni sensibili a brevi lunghezze d’onda e i coni sensibili a medie lunghezze d’onda per la risposta di SCN.

Interessante anche il rilievo che la luce UV è risultata più efficace per la sincronizzazione di quella verde.

L’insieme dei dati emersi dallo studio, per il cui dettaglio si rinvia al testo integrale dell’articolo originale, fornisce un significativo supporto all’evidenza di un ruolo specifico dei coni, attraverso sotto-tipi di questi recettori, al processo che risintonizza quotidianamente l’orologio biologico principale al ritmo nictemerale, fornendo la base cronobiologica per tutte le attività ritmiche delle cellule e dell’organismo.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-05 giugno 2021

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Si veda anche in Note e Notizie 11-07-15 Come il cervello codifica le stagioni dell’anno.

 

[2] Varie aree dell’ipotalamo ricevono l’input dal nucleo soprachiasmatico e giocano un ruolo nell’integrazione dell’output: la descrizione di questi processi esula dai limiti di questa breve introduzione, e pertanto si rinvia alle trattazioni specialistiche o al breve scritto di Richmond, Cardon e Perrella “Guida ai meccanismi molecolari dei ritmi circadiani” (BM&L, Firenze 2012).

[3] Note e Notizie 01-03-14 Come la luce riprogramma i ritmi circadiani metilando il DNA.